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lunedì 16 aprile 2012

L'orologiaio di Piazza Pantero Pantera alla Garbatella




A piazza Pantero Pantera*, c’è un piccolo negozio, una botteguccia, sta lì da cinquant’anni, almeno da quando sono nata. E’ l’orologiaio del quartiere, colui che riporta a nuovi fasti, vecchi cucù e nuovi swatch.
E’ un po’ un signore del tempo, perché è a lui che dobbiamo lo scorrere delle lancette della vecchia pendola di famiglia, quella che improvvisamente dopo tanti anni ha smesso di ticchettare.
Amorevolmente gliela portiamo, sperando nella sua abilità e nell’estrema precisione delle sue mani.
Il piccolo negozio è sempre uguale negli anni, il pavimento rappezzato, la carta da parati alle pareti di uno stile così indefinito che si perde nella storia del quartiere. Alle pareti orologi a pendolo e cucù. Di fuori, dell’insegna, è rimasta solo l’impronta sulla facciata del palazzo e s’intravedono ancora i buchi dove era attaccata quella vecchia.

 
Lui, sempre lì, seduto dietro lo stesso bancone, protetto da un vetro, l’immancabile lente stretta nell’occhio, è chino sul suo lavoro. Piccolissimi meccanismi, viti microscopiche, antichi bilancieri, conservati da chissà quanto tempo, sono sparsi sul bancone, apparentemente in un disordine scomposto, che tale sembra soltanto a noi, perché lui, sa bene cosa e dove cercare.
Non bisogna fargli fretta, l’abbiamo detto, è un signore del tempo, lui decide quanto ce ne vuole per aggiustare il vecchio orologio a carica meccanica, non si mercanteggia sul tempo. Pazienza, ci vuole pazienza, è la sua frase ricorrente. Con flemma britannica, lentamente apre la cassa e guarda dentro. E’ meglio se me lo lascia qualche giorno. Quando ripasso? Lì la risposta è relativa, magari è un martedì che diventerà un sabato. Così per una volta, la fretta dei nostri tempi, deve essere bandita, l’importante è il risultato.
L’altro giorno e qui il tempo è sempre relativo, forse era una settimana fa, guardando una trasmissione di Rai educational, che parlava di tutt’altro, me lo sono visto davanti, sullo schermo della tv, che ripeteva per l’occasione la sua solita frase: Pazienza, ci vuole pazienza! Ha avuto il suo momento di gloria anche lui, meglio di una velina ed io sono rimasta come un baccalà con gli occhi spalancati e la bocca aperta.
Ormai sono rimasti in pochi gli artigiani che fanno questo mestiere, nessuno lo vuole fare più, soggiunge lui, senza alzare la testa dal lavoro e senza togliersi la lente.
Prima di me lo faceva mio padre, ve lo ricordate? Voi della Garbatella lo chiamavate il gobetto. Superato l’imbarazzo iniziale per essere stati colti in fallo, soggiungiamo che sì, come dimenticare il vecchio signore, che forse, a forza di star curvo sul lavoro, si era fatto venire la gobba per davvero? S’è rotto l’orologgio? Portalo ar gobetto, era la frase ricorrente di noi del quartiere..
Io ho imparato da lui, però è faticoso, ci vuole passione e dedizione, continua, intanto rimette l’ora all’orologio appena aggiustato, rifacendosi alla pendola che continua ad oscillare, su e giù…su e giù.
Mio figlio non ne vuole proprio sapere, io andrò avanti finché ce la farò, poi il negozio sparirà. Ci viene un tuffo al cuore al solo pensiero. Sarà meglio a questo punto, decidersi a far riparare il vecchio orologio d’oro della comunione. Dove lo troviamo un altro come lui? 





Piazza Pantero Pantera lato lotto otto
* Pantero Pantera, capitano marittimo delle galee pontificie del sec. XVII   e autore di un classico trattato: “L’armata navale”, dove impartisce le norme per istruire i rematori alla voga, i così detti galeotti, fornisce anche una descrizione dei vari tipi di schiavi infedeli condannati al remo: Mori, Turchi e Negri. Come riportato dal Pantera, i rematori, per il vitto, avevano diritto a trenta once di biscotto ogni giorno e una minestra di fave alternativa, cioè un giorno sì e un giorno no. L'olio per condirla non si dava quando si naviga, perché non aggravasse la ciurma che doveva essere agilissima e più atta alla fatica. I più bravi rematori erano i condannati all’ergastolo, perché avevano il tempo di imparare il mestiere.
Anche questa piazza, come avrete notato, è legata alla navigazione, come altre vie del quartiere per esempio Capitan Bavastro o Caffaro.




La figura dell'orologiaio della Garbatella, mi ha ispirato il racconto: Il contabile del Tempo

Questa opera è tutelata secondo le  condizioni previste da questa licenza creativecommons

5 commenti:

  1. Ciao!
    Questa estate, sono passato a trovare l'orologiaio.
    Avevo sempre avuto la passione per gli orologi e sono passato a vedere se voleva prendere un allievo, non chiedevo paga o altro, anzi sarei stato pronto anche a dare io qualcosa per poter impare il mestiere.
    Ho anche stampato il tuo blog.
    Sono andato di prima mattina, ho mostrato il tuo post e ho chiesto se aveva intenzione di prendere qualcuno che voleva imparare il mestiere, purtroppo mi ha detto: "E dove ti metto!"
    Morale della favola, non c'e' piu' chi vuole imparare il mestiere, ma c'e' chi vuole insegnarlo?

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    1. Tu hai ragione, sarebbe stato molto bello che avesse potuto insegnare il mestiere a qualcuno, tramandare il sapere di un lavoro artigianale che va scomparendo, come tanti altri, vedi ad esempio il calzolaio. E' vero quello che ho scritto e sono vere le parole che mi disse, non so cosa può averti detto al riguardo e mi spiace che alla fine sia andata così. La sua è una botteguccia minuscola ma un posticino si poteva anche trovare, magari a fianco della sua sedia. Peccato e davvero me ne dispiaccio.

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    2. Per Alessandra. Non mi sembra adatto, chiedere notizie personali su un blog di scrittura creativa. Scusami ma debbo cancellare il commento per la seconda volta.

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  2. Buongiorno. L'orologiaio di piazza Pantera ha chiuso improvvisamente quest'estate lasciando sulla saracinesca un foglio con la notizia che andava in pensione. Io ero suo cliente e ho ancora diverse cose da ritirare ma non so come rintracciarlo. Può aiutarmi? Grazie

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  3. sapete se ha riaperto o definitivamente chiuso ?

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