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mercoledì 26 settembre 2012

Garbatella, antica distesa di vigne


Il territorio del quartiere Garbatella, alla fine dell’ottocento,  era una zona rurale. Agli occhi dei pochi viandanti, si presentavano distese di pascoli e vigne, attraversati da canneti, marrane e stradine sterrate, poco più che sentieri che collegavano casali. Ogni tanto si trovava un’osteria, come l’osteria due Pini, alle spalle dell’oratorio, dove i viandanti potevano ristorarsi con un quartino di vino. Non a caso il nome Garbatella, proviene o dal modo di coltivare le viti "a Garbata" oppure da un'ostessa molto gentile con i clienti, che aveva in questo territorio la sua osteria.

Osteria sotto la rupe di S. Paolo


Nei secoli precedenti, le proprietà di questi terreni, passarono di mano in mano ecclesiastica.
In questa zona c’era la tenuta dei "12 cancelli" appartenente a Monsignor Nicolai, un potente prelato, ma anche agronomo e storico.
Monsignor Nicolai, acquistò pezzi di vigne e li unificò a quelli ereditati dal padre. La vigna degli eredi di Ignazio Gay di 8 pezze, quella degli eredi di monsignor Zanetti di 19 pezze e quella di Francesco Diamanti. Infine quella dell’avvocato Domenico Dionigi di 13 pezze costituendo una grandissima tenuta.
Alla sua morte la tenuta fu frazionata in due parti: una venduta a Mariano Armellini e l’altra a Luigi Santambrogio. In seguito l’Icp acquistò i terreni al prezzo di 725.000 lire per la costruzione della Garbatella.

Come si presentava il territorio nel 1924.






A testimonianza dell’immensa tenuta, rimangono i due cancelli, quello più bello si trova all’altezza dell’Istituto Maria Adelaide e recentemente è stato sistemato, liberato dalle erbacce e ridipinto. Il suo arco è sovrastato all’esterno da un fregio architettonico che contiene una bella maiolica rappresentante la Madonna col rosario giudicata dagli esperti appartenente forse alla scuola napoletana di metà ottocento.
Fino agli anni 40 del novecento, erano ancora adibiti a tenute agricole, come la tenuta Serafini o il casale S. Ambrogio, di proprietà di una famiglia milanese, ciò che restava della grandissima tenuta Nicolai.
Paesaggio rurale dal lotto 11
Prima che fossero interrati e convogliati in collettori sotterrai, i terreni agricoli erano solcati da ruscelli e marrane. Il fiume Almone detto anche marrana dell’Acquataccio e quella di Grottaperfetta. Presso la chiesina del Quo Vadis, una diga naturale arginava parzialmente il corso del fiume Almone, originando uno specchio d’acqua melmosa, denominato Rota Rossa o Incastro, dove i giovani della Garbatella andavano spesso a fare il bagno durante l’estate. E’ recente il ritrovamento del ponticello in laterizio, costruito su un affluente dell’Almone ritrovato a piazza Biffi.



Fonte: Garbatella mia: di Gianni Rivolta

Foto: Osteria sotto la rupe di S. Paolo del 1813 di Eckersberg, pittore danese specializzato in paesaggi romani.

Piantina della zona Garbatella, prima della nascita del Quartiere, presa da Cara Garbatella, di Luigi Filipponi.

Paesaggio rurale, fotografato dalla finestra dell'appartamento di mio nonno al lotto 11 in via Macinghi Strozzi. Rappresenta la zona dove oggi sorge la scuola media e il CTO.

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